L’ottimismo è il profumo della vita! Così è come i CEO delle principali aziende del mondo si sentono per questo 2021 e per il futuro delle loro aziende. Dopo mesi di criticità, si sta diffondendo un clima di fiducia e positività tra gli amministratori delegati che sono pronti a reagire e a convertire le proprie aziende in fari di speranza. Questo è quello che emerge dallo studio di KPMG “CEO Outlook 2021”, dove vengono riportate le loro riflessioni sulle nuove sfide che devono affrontare e sul futuro delle aziende. Ma quindi cosa dovranno fare le imprese? Sostanzialmente dovranno agire in tre macroaree: nuove acquisizioni, criteri Environmental, Social and Governance (ESG) e digital e smart working.
L’87% delle imprese porterà a termine delle nuove acquisizioni nei prossimi 3 anni per capitalizzare le opportunità di crescita, per assimilare nuove competenze, soprattutto in ambito digitale, e per accelerare lo sviluppo delle aziende verso nuovi mercati. Le imprese non punteranno solo su questo ma anche su altre strategie di crescita inorganica come alleanze e joint ventures. In fondo lo sanno tutti che l’unione fa la forza, no?
Il secondo passo chiave da compiere sarà la messa in atto di una strategia che abbracci i criteri ESG. Si passerà quindi dalle parole ai fatti? Come si legge nel report di KPMG, sembra proprio di sì. Gli amministratori delegati sono infatti sempre più consapevoli delle responsabilità sociali delle proprie aziende. L’opinione pubblica è sempre più attenta al contributo che le imprese danno su tematiche sociali come la parità di genere o ambientali come la lotta al cambiamento climatico e la riduzione delle emissioni di CO2. Il 30% dei manager si dice pronto ad investire più del 10% in programmi di sostenibilità ma sottolineano che per combattere in modo efficace i problemi ambientali dei giorni nostri è necessario l’intervento di istituzioni e governi per facilitare questi investimenti e raggiungere l’obiettivo “net-zero”, impatto zero.
Nello studio si legge anche un’attenzione particolare al digitale ed allo smart working. I responsabili delle aziende sono consapevoli che proprio il digitale e la tecnologia hanno permesso negli ultimi tempi alle imprese di andare avanti ed essere più flessibili. Da qui nasce l’esigenza di investire nella cyber security in modo da poter condividere dati ed informazioni con i propri partner in tutta serenità. Infatti, solo il 58% delle aziende si sente totalmente pronta e preparata ad affrontare un eventuale attacco informatico. È quindi una priorità attuare strategie che portino ad una resilienza digitale in quanto sicurezza informatica e trasformazione digitale vanno ormai di pari passo. E per quanto riguarda gli ambienti di lavoro? La parola d’ordine sarà flessibilità, con le aziende pronte a favorire la coesistenza di smart working e lavoro in presenza ed investire in spazi di ufficio condivisi. Il 37% degli amministratori delegati farà lavorare la maggior parte dei propri dipendenti da casa due o più giorni alla settimana ed il 42% è pronto ad assumere lavoratori che operino da remoto, in modo da non farsi scappare nulla e poter così attingere da un bacino di talento più ampio.
Quest’ondata di ottimismo si rifletterà sicuramente sul nostro Paese, anche se ovviamente bisognerà adattare queste linee di tendenza globali al tessuto industriale italiano, formato principalmente da piccole e medie imprese. L’investimento sul digitale e la sicurezza informatica saranno vantaggi per le aziende in quanto rappresenteranno un’opportunità per abilitare il networking all’interno delle filiere produttive, incrementandone l’efficienza complessiva. Per quanto riguarda invece le operazioni di M&A, che sarebbero auspicabili in molti casi visto il nanismo e la sottocapitalizzazione di parecchie delle nostre imprese, non siamo certo tra i primi Paesi in Europa. Detto ciò, anche in questo settore si intravedono segnali di una maggiore consapevolezza tra le organizzazioni più “illuminate”. La luce in fondo al tunnel, in fondo, non sembra essere poi così lontana.