Come ogni cosa geniale, anche il codice a barre nasce da un’esigenza. Ossia quella di automatizzare le operazioni di cassa: la richiesta arrivò nel 1948 dal presidente di un’azienda del settore alimentare a due studenti dell’università di Drexel: Norman Joseph Woodland e Bernard Silver.
In un primo momento, venne utilizzato il Codice Morse stampato in senso verticale. Ne uscì una serie di barre strette e larghe che successivamente furono sostituite da codici abarre ovali. Questi venivano riconosciuti da un fotomoltiplicatore proveniente dal settore ottico.
In una fase iniziale il tutto non ebbe un gran successo. Il rumore dei dispositivi era davvero insostenibile, fino a quando non arrivò la tecnologia laser che abbatté il costo dei lettori elettronici. La decodifica dei codici, così, divenne sempre più di facile applicazione. Nel 1963 Bernard Silver morì non potendo mai vedere gli sviluppi di quella sua invenzione che ormai stava acquisendo connotati sempre più rilevanti.
Con il passare degli anni, anche i codici a barre ovali risultarono inadeguati. Troppe erano le macchie e sbavature che producevano durante la stampa. Woodland, che nel frattempo era divenuto un dipendente dell’IBM, sviluppò i codici a barre lineari inaugurandoli il 3 aprile 1973, rinominati UPC (Universal Product Code).
Il primo prodotto ad uscire con un UPC fu un pacchetto di gomme americane il 26 giugno 1974 nell’Ohio. Diciannove anni dopo, nel 1992, Woodland viene premiato con la Medaglia Nazionale per la Tecnologica dall’allora presidente degli Stati Uniti, George H.W. Bush.
A cosa serve il Codice a Barre?
È un’immagine che racchiude una serie di dati codificati. Questi forniscono una grossa quantità di informazioni del prodotto associato. Consente di gestire gli ordini, catalogarli negli scaffali velocizzare l’inventario. Prezza il prodotto istantaneamente e identifica la tracciabilità dello stesso. Grazie al Codice a Barre in etichetta, infatti, è possibile conoscere vita, morte e miracolo delle merci.
Come leggere il Codice a Barre?
Per il consumatore risulta non semplice. A tal proposito, bisogna codificare i numeri scritti in basso.
- Per i prodotti provenienti dall’ Italia sono le prime due cifre a identificare la nazione.
- Dalla terza all’ottava posizione si identifica in modo univoco il produttore o detentore del marchio.
- Dalla nona alla dodicesima posizione viene definito liberamente il codice articolo.
- La tredicesima cifra è calcolata in automatico dal generatore di barcode ed ha l’unica funzione di completarne la struttura fisica.
I codici della nazione e quello del produttore rimangono fissi e devono essere assegnati dall’ente nazionale preposto GS1, l’unico riconosciuto legalmente, di cui Bancolini è partner fin dall’origine.