Il tema dell’utilizzo dei droni in campo professionale è ormai dibattuto da tempo. Quali sono stati i passi avanti fatti? Quali vincoli permangono per un loro effettivo utilizzo, in particolare nel settore della logistica?
Che sia un argomento stimolante lo dimostrano i numeri. Secondo una recente indagine del Politecnico di Milano, il fatturato del settore è stimato in 100 milioni di euro nel 2018. Un piccolo numero al momento, ma che racchiude molte potenzialità, considerando che le aziende del settore prevedono una crescita esponenziale nei prossimi tre anni. La controprova è che da gennaio 2016 a fine dicembre 2019 si sono registrati complessivamente al portale dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC) 13.479 droni, con un incremento medio annuo del 13%.
Ma veniamo al nodo applicativo. Attualmente i droni sono già impiegati in numerosi settori, come ad esempio l’agricoltura, la gestione di emergenze ambientali e di catastrofi naturali e nel settore delle utility per ispezioni e sopralluoghi.
I trasporti e la logistica, invece, sono settori dove tuttora esistono pochi casi concreti di utilizzo dei droni. Dalla consegna a domicilio alle ispezioni in ambito industriale, dal soccorso al trasporto di persone, sono stati censiti 258 progetti di applicazione industriale di droni a livello mondiale nel 2019, di cui solo il 19% in fase operativa.
Sono naturalmente i colossi della logistica che investono le maggiori risorse in questo campo. Non a caso è stata l’americana UPS a creare la prima società, la UPS Flight Forward, che ha ottenuto dalla Federal Aviation Administration la certificazione Part 135, che consente all’azienda un attestato legale di Vettore Aereo che le permette di compiere voli commerciali con droni fuori dalla portata visiva dell’operatore, anche nelle ore notturne.
È invece nelle attività di gestione magazzino che in questo momento si stanno contando i progetti più concreti. Uno tra tutti quello implementato da l’Oréal che, nella propria enorme piattaforma logistica francese di Vichy, utilizza droni per ridurre drasticamente i tempi di realizzazione dell’inventario.
È di tutta evidenza come siano i temi della sicurezza e delle regolamentazioni normative gli aspetti più critici per abilitare un pieno e più ampio utilizzo dei droni. Ulteriore complicazione è che, trattandosi di attività che coinvolgono spazi aerei transnazionali, le disposizioni hanno la necessità di essere definite a livello quanto meno europeo. Non è un caso infatti che la competenza legislativa sulla regolamentazione delle cosiddette operazioni SAPR (mezzi aerei a pilotaggio remoto), in precedenza di stretta competenza dell’ENAC, sia oggi largamente gestita dall’EASA (European Union Aviation Safety Agency). Ed è proprio questa agenzia che ha emanato un Documento (Regolamento UE 2019/947) che stabilisce disposizioni dettagliate “per l’esercizio di sistemi di aeromobili senza equipaggio nonché per il personale, compresi i piloti remoti, e per le organizzazioni coinvolte in tali operazioni”. La piena applicabilità del regolamento è prevista dall’1 gennaio 2023. Questo è attualmente il quadro dispositivo di riferimento per il settore che si muove intorno al business dei droni (operatori logistici e dei trasporti compresi). Si dovrà dunque partire da questo perimetro normativo per sviluppare business model applicativi che tengano conto degli aspetti legati alla sicurezza, alla sostenibilità ambientale e alle performance economiche in un segmento ad altissimo potenziale come quello dei dispositivi aerei a pilotaggio remoto.