Photo by Elijah Hiett on Unsplash
Nel 1992, ormai trent’anni fa, le Nazioni Unite hanno istituito quella che ogni anno si celebra come la Giornata Mondiale dell’Acqua, a ricordare l’importanza e, purtroppo, la crescente scarsità di una risorsa senza la quale non ci sarebbe vita sul pianeta.
Il contesto
L’acqua viene utilizzata per la gran parte delle attività umane, su larga e piccola scala: l’agricoltura, da sola, è responsabile del 70% del consumo globale di acqua e del 92% dell’impronta idrica complessiva. L’impronta idrica è un indicatore che registra il consumo diretto e indiretto di acqua e comprende, dunque, anche l’utilizzo domestico quotidiano che ne facciamo individualmente. La domanda di acqua cresce esponenzialmente con il continuo aumentare della popolazione mondiale e con l’ininterrotta attività economica i cui processi industriali, e, come abbiamo visto, agricoli, impattano fortemente sullo sfruttamento delle risorse idriche. A tutto ciò deve aggiungersi la sempre più urgente crisi climatica di cui l’acqua, con la sua sempre minore disponibilità, è un indicatore privilegiato, oltre che la risorsa più colpita: l’imprevedibilità dei fenomeni atmosferici ne condizionano e variano il normale ciclo rendendo incerta la riserva disponibile, mentre allo stesso tempo l’inquinamento minaccia l’ecosistema e la sua biodiversità.
Un po’ di numeri
Per comprendere meglio l’entità del problema: nel mondo sono circa 3,2 miliardi le persone colpite dalla scarsità d’acqua, di cui 1,2 miliardi in maniera grave. Il 97,5% dell’acqua sulla Terra è salata, i 2/3 sono ghiaccio. Servono chiaramente decise misure per arginare un problema tanto pressante. Con l’Agenda 2030, i governi hanno approntato una serie di obiettivi volti a garantire futuro e sostenibilità alle nuove generazioni e al pianeta e hanno dedicato l’Obiettivo 6 alla salvaguardia dell’acqua affinché tutti possano entro il 2030, avere accesso ad acqua potabile e pulita e ad adeguate strutture igienico sanitarie, la cui disponibilità e fruizione sono strettamente legate ad esso. Le risorse d’acqua del pianeta potrebbero soddisfare tale obiettivo, ma servono cambi di rotta immediati e significativi.
Azioni utili
Eliminare discariche, ridurre inquinamento e rilascio di prodotti chimici e scorie pericolose, dimezzare la quantità di acque reflue non trattate aumentando il riciclaggio e il reimpiego sicuro a livello globale, efficientare ulteriormente la gestione delle risorse integrando servizi e politiche attraverso la cooperazione transfrontaliera, proteggere montagne, fiumi, laghi, foreste, paludi e falde acquifere, contrastare il riscaldamento globale oltre che educare ad un utilizzo più consapevole e coscienzioso la popolazione modificando abitudini domestiche e lavorative, sono solo alcuni passi di un nuovo e più adeguato approccio al problema.
Dal punto di vista individuale ecco alcuni accorgimenti che ogni giorno possiamo mettere in atto per diminuire la nostra impronta idrica:
- Chiudere il rubinetto quando ci si lava i denti
- Diminuire il tempo della doccia
- Far girare lavatrici e lavastoviglie a pieno carico
- Dotarsi di una cassetta del water di ultima generazione che permette di regolare la portata dello scarico
- Riparare i rubinetti che perdono
- Riciclare acqua domestica
Il contributo delle aziende
Per ridurre gli sprechi a livello aziendale, invece, raccogliamo alcuni suggerimenti di Davide Limatola, Responsabile Ambiente IGEAM azienda Leader nel campo dell’igiene industriale, della sicurezza sul lavoro e della gestione ambientale:
- Definire ed intraprendere azioni di verifica, analisi e controllo approcciando al problema secondo una visione sistemica attraverso un team multidisciplinare
- Censimento dei consumi idrici diretti, monitoraggio degli stessi in riferimento a un periodo temporale preso a riferimento. Tale approccio risulta sicuramente più gestibile in ufficio, diverso invece, in ambito produttivo dove si rivela necessario ricostruire il budgeting dei consumi idrici per singolo processo o linea produttiva.
- Dopo la fase di contabilizzazione, definire gli obiettivi da raggiungere prioritariamente e quindi le azioni da avviare per raggiungerli.
Un caso per tutti
Esempio virtuoso, invece, in ambito agricolo, è quello di Pantelleria, dove, per far fronte all’ormai annoso problema della siccità, si è avviato un interessante progetto di aridocultura, impiegata nelle coltivazioni di cappero e uva per Passito. Il progetto prevede che per l’irrigazione ci si serva esclusivamente di acqua piovana, raccolta in contenitori sotterranei posti nelle vicinanze delle aziende agricole. Il successo del sistema è stato consacrato dall’Unesco, che ne ha fatto Patrimonio dell’Umanità.
Salvaguardia degli oceani
Quando si parla di salvaguardia dell’acqua, però, viene da sé rivolgere pensiero e preoccupazione all’ambiente marino e alla minaccia di cui gli oceani sono vittime ormai da anni. Dall’inquinamento al riscaldamento globale, le cause di insalubrità dell’ambiente marino e del serio pericolo alla biodiversità in esso contenuto sono molteplici e derivano tutte dallo sconsiderato comportamento umano.
In occasione del Global Forum di Rio de Janiero, l’ONU ha istituito nel 1992 la Giornata Mondiale degli Oceani, anche se solo nel 2008 è stato definitivamente stabilito che fosse l’8 giugno.
Anche in questo caso, una ricorrenza annuale è la base di partenza per una solida consapevolezza e una politica di tutela e sensibilizzazione.
Gli ultimi 40 anni hanno registrato un aumento significativo delle temperature degli oceani con difficili conseguenze su molte specie che in essi vivono, mentre ogni anno si registrano sversamenti di milioni di tonnellate di rifiuti plastici che alterano l’ambiente e avvelenano e soffocano gli animali marini.
L’inquinamento dovuto alle produzioni industriali e agli scarti che attraverso le acque dei fiumi confluiscono nei mari e negli oceani, ha prodotto un ulteriore avvelenamento dell’ecosistema marino causando la morte e la trasformazione di elementi indispensabili al suo equilibrio, come le alghe, il cui lavoro è importantissimo per il mantenimento di sottosistemi di cibo e riproduzione di moltissime specie di pesci, conseguenze queste, anche di una contemporanea politica di pesca sconsiderata e illimitata.
Dai governi alle aziende a ogni singolo individuo, anche in questo caso è necessario l’impegno di tutti che diminuisca fino a eliminare il continuo saccheggio e depauperamento della vita marina, anch’essa indispensabile al mantenimento del già molto precario equilibrio del pianeta: gli oceani forniscono il 50% di ossigeno disponibile sulla Terra.
Va da sé che anche qui la parola d’odine è sostenibilità, cioè scelte e azioni consapevoli:
mobilità dolce (bicicletta, mezzi pubblici, camminare) che riduce di tanto la produzione di anidride carbonica dannosissima per gli oceani, rifiuto della plastica, riduzione dei consumi di energia, riciclo e consumo ragionato, riuso, alimentazione controllata con prodotti locali e ottenuti attraverso politiche sostenibili, sono numerose e doverose le cose che possiamo cambiare verso un’unica direzione. Il rispetto del mondo in cui viviamo.