Di resilienza ne abbiamo sentito parlare molto, anzi moltissimo. È uno dei mantra che ci ha accompagnato in questo ultimo difficile anno. Tradurla con il significato di “resistenza” è riduttivo. Essere resilienti, si tratti di persone o organizzazioni, significa essere flessibili, adattarsi rapidamente ed efficacemente ai cambiamenti anche repentini e violenti dello scenario in cui si vive e lavora. Una sorta di richiamo a Darwin e al suo celebre motto che “non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti”.
Il tema è centrale in un momento nel quale tante organizzazioni stanno vivendo un periodo di profonda revisione, non solo dei propri processi, ma degli estensi obiettivi di business per capire se sono ancora in linea con un mercato che poggia su architravi sempre più instabili.
A fornirci un quadro delle caratteristiche che un’impresa resiliente dovrebbe acquisire, ci pensa la nota società di consulenza Deloitte che nel suo report 2021 dal titolo “Building The Resilient Organization” individua cinque caratteristiche di fondo che ciascuna organizzazione dovrebbe possedere, o sviluppare, per incrementare il proprio tasso di resilienza.
Secondo Deloitte, se si vuole puntare alla resilienza, bisogna lavorare su Preparazione, Adattabilità, Collaborazione, Fiducia e Responsabilità. I cinque attributi sono stati identificati a seguito di un’indagine che la società di consulenza ha effettuato presso i primi livelli di management (per la precisione 2.260 manager) di imprese del settore pubblico e privato in 21 Paesi.
Qui, per evidenti motivi di spazio, tratteremo velocemente i cinque aspetti rimandando al sito Deloitte chi volesse approfondire. Qui è infatti possibile scaricare il report (in inglese).
Partiamo dalla Preparazione. Il concetto attiene specificamente alla capacità dell’organizzazione nel suo complesso a ragionare contemporaneamente sul breve e lungo termine. Niente palla di cristallo evidentemente, ma lo sforzo per sviluppare un’analisi per la costruzione dei diversi scenari di mercato alternativi, con l’evidenziazione di rischi e opportunità sia esterni che interni. Questo consentirà di capire come adeguare rapidamente l’organizzazione in termini di processi, skill, organizzazione del lavoro e tecnologie da adottare.
L’Adattabilità ci porta invece a ragionare su diversi aspetti. Qui ne mettiamo a fuoco uno, quello più complesso: l’adattabilità delle risorse umane. La capacità intrinseca di essere flessibili è un’abilità che dovrà essere sempre più ricercata e allenata. Questo coinvolge sia la fase di recruiting che i piani di formazione. In sintesi, meglio ricercare personale con un’attitudine chiara alla flessibilità che collaboratori con skill approfonditi ma con una bassa propensione al cambiamento.
La Collaborazione è un attributo fondamentale nel percorso verso la resilienza per due motivi principali. Il primo è legato al decision making. Coltivare la collaborazione in azienda mette a fattore comune diversi punti di vista che aiutano a prendere decisioni migliori. Il secondo punto riguarda la business continuity. In un’organizzazione collaborativa si riescono a gestire meglio le criticità. Se per esempio la catena di fornitura va in difficoltà, l’area sales può mettere in atto azioni che riducano lo stress della supply chain. L’imperativo di un’azienda resiliente è, dunque, smettere di ragionare per silos dipartimentali chiusi che comunicano con grande difficoltà.
La ricerca Deloitte rileva inoltre come le imprese che hanno costruito legami di Fiducia (con i dipendenti, partner, clienti, fornitori e stakeholder) abbiano più capacità di resilienza. La fiducia si esprime attraverso tre dimensioni: garantire la sicurezza fisica dei dipendenti e clienti, ridurre gli elementi di stress e disagio interno e assicurare un ambiente digitale (essenziale per lo smart working) performante, trasparente e rispettoso della privacy. Un’azienda che riesce a costruire intorno a sé un alto livello di fiducia è in grado di reagire meglio anche quando i contesti mutano e si fanno critici.
Infine, la Responsabilità. Questo concetto deve essere inteso in senso ampio, intendendolo anche verso la comunità e l’ambiente. Un agire responsabile è diventato oggi un parametro rilevante che indirizza anche la concessione di finanziamenti alle imprese. Si tratta dunque di creare un ambiente socialmente inclusivo e sensibile agli impatti ambientali dell’azione imprenditoriale in modo da far crescere la reputazione dell’azienda. Un’organizzazione con alta reputazione è più facile che possa creare le condizioni per essere resiliente.
Cosa fare dunque? Ecco alcuni suggerimenti di Deloitte:
- Create degli scenari di mercato potenziali, evidenziando rischi interni ed esterni
- Fate delle simulazioni periodiche “what-if” e definite come allineare i processi e le funzioni
- Puntate su dipendenti con mindset adattivi piuttosto che su specifici set di competenze
- Sviluppate programmi di formazione e rotazione del personale per condividere competenze e procedure
- Eliminate i “silos” aziendali e investite in tecnologie che promuovano la collaborazione
- Fate crescere la fiducia con gli stakeholder lavorando sugli aspetti fisici, emozionali e digitali
- Sviluppate programmi che favoriscano l’inclusività e la sensibilizzazione ambientale
Certo, non un programma facile da seguire. Ma chi si sta impegnando a farlo, ci dice l’analisi Deloitte, sarà certamente in grado di affrontare un futuro dove la resilienza sarà la condizione di fondo di qualsiasi attività imprenditoriale.