Intelligenza Artificiale avanti tutta, anche in Italia. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha varato un piano frutto del lavoro di 30 esperti selezionati. Si tratta di un documento con 82 proposte per realizzare, come lo hanno definito, un nuovo rinascimento. Nelle 120 pagine figurano 800 milioni di euro di investimento in 5 anni, la creazione di un Istituto Italiano per l’intelligenza artificiale e un organismo interministeriale che coordini il tutto.
Meglio tardi che mai. L’Italia non è la prima a dotarsi di un piano strettamente concentrato sull’AI. Prima dello Stivale, vari paesi si sono attivati generando una vera e propria corsa all’Intelligenza Artificiale in cui Cina e Stati Uniti sembrano al momento primeggiare. Attualmente questi due colossi hanno investito cifre enormi in ricerca e sviluppo per una tecnologia destinata a diventare la regina del prossimo futuro.
La strategia che fa da cappello al piano è incentrata sulla necessità di coordinamento di tutti gli stakeholders, pubblici e privati, con una capacità di distribuzione equa dei finanziamenti e attrazione di talenti.
Il piano del MiSE si suddivide fondamentalmente in tre asset principali:
Analisi di mercato globale, europeo e nazionale – In questo si verifica lo stato dell’IA e della visione da adottare incentrata sullo sviluppo sostenibile.
Definizione degli elementi della nuova strategia italiana – L’Intelligenza Artificiale come tecnologia per supportare l’essere umano, per garantire una più elevata produttività al sistema e per garantire uno sviluppo sostenibile.
Governance – Nella terza parte si definisce chi gestirà l’attuazione del piano del MiSE definendo alcuni principi cardine per l’implementazione, il monitoraggio e la comunicazione della strategia nazionale.
Una scelta assai ardua, vista la rapida evoluzione del settore. Come specificato anche nell’incipit del documento, si tratta di un costante inseguimento della tecnologia perché ogni decisione in questo settore può divenire obsoleta in poco tempo. Ecco perché decifrare regole puntuali sull’AI, sottolineano gli esperti, equivale un po’ a scrivere sulla sabbia. Alla prima ondata di sviluppo tutto può essere spazzato via.
Da qui la necessità di creare un piano che adotti strumenti estremamente flessibili, malleabili nel lungo periodo, ma basati su principi cardine e su una costante cooperazione tra istituzioni, imprese, università e società civile.