Cosa succede alla logistica? Se lo sono chiesti GS1 Italy, in collaborazione con il Politecnico di Milano e l’Università LIUCC. La risposta è contenuta nell’indagine “Dieci anni di logistica nel largo consumo”. Parla delle evoluzioni avvenute nella GDO che, tuttavia, abbiamo imparato nel tempo come rappresenti il fronte avanzato di ciò che spesso è destinato ad accadere in altri comparti economici.
Ci siamo dunque presi la licenza di interpretare liberamente il documento e sottolineare i tre aspetti che crediamo possano rappresentare un punto di riflessione per il sistema manifatturiero nel suo complesso.
Primo. É sempre una questione di (buona) organizzazione. Come noto, la maggior parte dell’attività logistica della GDO è svolta all’interno di centri distributivi (Ce.Di.) in cui la merce viene ricevuta, controllata, messa a stock e successivamente preparata per la consegna verso i punti vendita. l Ce.Di. svolgono dunque una funzione di ottimizzazione dei flussi fisici ed informativi. Ciò che si sta affermando negli anni è una progressiva riorganizzazione di questi hub nell’ottica di una maggiore centralizzazione. Si cerca in questo modo di ottenere importanti economie di scala per la gestione del magazzino, aggrega ordini che provengono da più punti vendita e puntando a una crescita di efficienza nelle attività di riordino, ricevimento e controllo.
Parrebbe ragionevole ritenere che le stesse logiche di riorganizzazione, alla ricerca di flussi lineari e precisi temporalmente, siano ricercate da tutti i segmenti che hanno nella qualità logistica una leva di competitività.
Secondo. I dati sono al centro. La tracciabilità, quando si parla di movimentazione di beni, è un dato essenziale per costruire flussi fondati sulle evidenze. Lo studio sulla GDO di GS1 Italy rivolge l’invito agli attori del comparto a considerare lo scambio di dati e informazioni tra imprese non un fatto meramente tecnico, ma un aspetto strategico per migliorare la competitività dell’intero settore. Questo assunto lo possiamo estendere a tutti i comparti. Per sostenere questo percorso è evidente che si deve puntare ad un’accelerazione del processo di digitalizzazione dei sistemi, tra i quali quelli che presiedono all’acquisizione dei dati e al loro riconoscimento automatico.
La capacità di rendere visibili in tempo reale gli stati dell’ordine è già oggi una discriminante che impatta sulla valutazione della qualità dell’intera filiera.
Terzo. L’ambiente è un parametro di competitività. Sui temi ambientali, certamente, esiste un apparato normativo sempre più stringente al quale conformarsi. Ma non è tutto qui. È cresciuta, nella GDO, ma anche in molti altri settori, l’attenzione che clienti e stakeholder riservano all’impatto che le operations logistiche hanno sulle questioni climatico-ambientali. Da qui i miglioramenti, per esempio, dal punto di vista della pianificazione dei tragitti e il ricorso a carburanti alternativi (metano, GPL e bio-metano sono oggi utilizzabili anche su mezzi pesanti). Si apre poi il tema del packaging. La sfida è quella di creare imballaggi che riducano i volumi e prevengano la creazione di rifiuti difficili da smaltire. Il discorso è tuttavia complesso, perché se è vero che si può intervenire fin dalla fase di progettazione dei prodotti sull’ingegnerizzazione di pack eco-sostenibili, è altrettanto acclarato che gli imballi in materiali riciclati o a minor contenuto di plastica, in alcuni casi, non forniscono le stesse prestazioni in termini di resistenza e sovrapponibilità rispetto ai materiali tradizionali. Le conseguenze sono evidentemente una minore saturazione e, dunque, un numero maggiore di viaggi. In questa direzione, le soluzioni software per la pianificazione dei carichi sono già oggi in grado di forniture un ottimo supporto per migliorare questa fase. La ricerca comunque sta avanzando e, si spera, che questo possibile trade-off sia presto risolto.