La discussione sulla “sostenibilità” in ambito logistico è cresciuta progressivamente negli ultimi anni man mano che si comprendeva che, al di là dei valori etico-ambientali, la strutturazione di una green supply chain era, ed è, un passaggio essenziale che si lega a tre motivi, interconnessi tra loro, indispensabili per conservare le capacità di competere sui mercati.
I tre motivi si chiamano Efficacia, Efficienza e Reputazione.
Se i miei vettori viaggiano costantemente a pieno carico, con tragitti pianificati che consentono un’ottimizzazione dei percorsi e dei tempi, oltre a inquinare meno, mi consentiranno di distribuire la merce in maniera efficace, con un livello di servizio adeguato a quello che oggi si aspettano le aziende e i consumatori finali.
Si pensi, per esempio, all’esplosione dell’e-commerce come canale di riferimento per l’approvvigionamento. Ragionare con le lenti della sostenibilità mi permetterà di rispondere a una crescita esponenziale dei volumi da spostare (che si ramificano fino al cliente finale) secondo una logica di efficacia… nessun viaggio a vuoto o mancate consegne per ritardi sulla tabella di marcia.
Naturalmente il tema è un po’ più ampio di così. Devo contare su mezzi a basso impatto ambientale, su una politica di gestione del packaging virtuosa dal punto di vista dei materiali e del loro trattamento, su meccanismi di sharing e via discorrendo. Ma certamente impostare la progettazione di una catena logistica fondata sul criterio della sostenibilità è un perfetto punto di innesco per abilitare processi efficaci.
A fare da spalla all’efficacia c’è la sua sorella gemella, l’Efficienza. Qui non credo si debbano spendere particolari parole se non sottolineando come ciascun viaggio a vuoto, pacco da riconsegnare il giorno dopo o chilometro in eccesso percorso significhi una perdita economica. Efficacia senza Efficienza non ha mai avuto buona fortuna.
Più interessante invece soffermarsi sul terzo “perché” di una logistica green: la Reputazione.
In una ricerca di qualche tempo fa a cura DNV GL, con il supporto di Gfk Eurisko, si rilevava come per oltre nove aziende su dieci la sostenibilità è un aspetto tenuto in considerazione nelle decisioni di acquisto. Certo, materie prime e macchinari a basso impatto ambientale, ma anche la catena di trasporto e logistica di distribuzione deve fare la sua parte.
Perché questa folgorazione sulla via virtuosa della sostenibilità?
Facciamo un esempio. Mettetevi nei panni di un produttore di alimenti biologici che ha impostato il suo posizionamento di mercato sui valori della tutela dell’ambiente. Cosa penserebbe il consumatore sapendo che la consegna delle sue mele nei centri della distribuzione organizzata ha emesso in ambiente una quantità di CO2 di molto superiore a quello generato da tutta il resto della filiera produttiva.