La nostra esistenza è ibrida, come l’habitat delle mangrovie. Questa la similitudine usata da Luciano Floridi per spiegare il termine da lui coniato per identificare la nostra esistenza, nella quale reale e virtuale convergono e si fondono: onlife. Il nostro essere sempre connessi ha infatti trasformato i data centre e il cloud in attori principali e silenziosi delle nostre vite in quanto tutte le informazioni e i dati che scambiamo, sia a livello professionale che nella sfera privata, vengono elaborate da questi hub digitali. Insomma, un vero e proprio crocevia di informazioni e dati.
I datacenter sono quindi sistemi complessi che, negli anni, si sono evoluti, diventando sempre più potenti, per rispondere al crescente uso della tecnologia nella nostra società. Secondo datacentermap.com, i data centre nel mondo sono circa 4.859, distribuiti in 129 paesi. Basta pensare che solo in Italia dovrebbero essercene circa un’ottantina, concentrati soprattutto nelle aree di Milano e Roma. Ma quali caratteristiche deve avere un centro di elaborazione dati? Essendo sistemi elaborati e complessi, i datacenter vengono progettati cercando di garantire la sicurezza da agenti atmosferici estremi e la protezione dei dati e della privacy da eventuali attacchi di cybercrime. Un altro aspetto che sta assumendo sempre maggiore rilievo nel mondo dei centri di elaborazione dati è come far fronte al problema del raffreddamento di questi sistemi e al loro consumo di energia. Infatti, a causa della loro elevata potenza computazionale, i datacenter si surriscaldano facilmente e consumano grandi quantità di energia. Nasce proprio da qui l’esigenza di muoversi verso la realizzazione di centri di calcolo sempre più green.
Per fortuna, si stanno facendo dei passi in avanti per creare datacenter con un impatto ambientale controllato. In particolare, si sta cercando di agire su tre fronti: investimenti in energie rinnovabili, riduzione dei consumi e smaltimento degli e-waste, vale a dire i rifiuti elettronici. Per quanto riguarda le energie rinnovabili, al giorno d’oggi, esistono alcuni datacenter che sono alimentati con energie 100% rinnovabili come quella solare e quella idroelettrica in modo da ridurre l’impatto ambientale. Sul fronte della riduzione dei consumi, come accennato in precedenza, uno dei maggiori problemi è dato dal raffreddamento dei server rack che viene realizzato tramite sistemi di free cooling. Questi permettono di filtrare l’aria esterna e di utilizzarla per mantenere la temperatura dei server tra i 20-22°C. Proprio per questo sta crescendo la tendenza di collocare i centri di elaborazione dati in paesi nordici come Islanda e Norvegia, dove l’aria è, in effetti, piuttosto freddina.
Certo è che, se da un lato è vero che la tecnologia e la digitalizzazione ci vengono incontro per combattere i cambiamenti climatici e ridurre emissioni e consumi, dall’altro lato è fondamentale trovare dei modi di smaltire i grandi volumi di e-waste prodotti. Questo aspetto è molto importante quando si parla di datacenter perché questi necessitano di essere rinnovati mediamente ogni 2-5 anni. Il processo di smaltimento dei rifiuti elettronici va però un po’ a rilento. Nonostante ciò, ci sono però delle soluzioni per aumentare la sostenibilità dei centri di elaborazione dati. A questo proposito, in fase di progettazione è fondamentale seguire le ottiche del design for recycle e design for disassembly per creare un prodotto elettronico, individuando materiali e trattamenti che siano sostenibili e facilmente riciclabili, sia in fase di utilizzo del prodotto che in fase di smaltimento.
La strada verso la totale sostenibilità dei datcenter è ancora lunga ma niente panico. Le idee ci sono, gli esempi da seguire e le risorse pure. La nostra onlife può essere sostenibile, basta volerlo.