Le Organizzazioni Positive, ovvero la strategia della felicità
“Sono convinta che le aziende siano strumenti di crescita e formazione, organismi che hanno la responsabilità di evolvere continuamente per il bene comune, andando oltre le logiche del puro profitto. Bancolini Symbol è da sempre conosciuta per la correttezza, la trasparenza e l’affidabilità che ha saputo trasmettere negli anni ai propri dipendenti e al mercato. Quello che mi interessa oggi è generare valore per la collettività attraverso un cambio di sguardo che parta prima di tutto da questi valori e dalle persone che la rappresentano.
Ho voluto iniziare un percorso di cambiamento verso un nuovo assetto centrato sull’individuo, sul noi e sull’impatto che ciascuno di noi può portare all’interno e all’esterno dell’organizzazione, un ecosistema volto a creare valore per l’azienda e per il cliente.”
Irene Castelli
Amministratore Delegato Bancolini Symbol
Organizzazione Positiva e Scienza della Felicità
Le parole di Irene Castelli, Amministratore Delegato di Bancolini Symbol, ben delineano il concetto di Organizzazione Positiva, cioè “un luogo in cui le persone fioriscono in relazione con altre e ottengono risultati individuali e collettivi che hanno senso e superano le aspettative” (La Scienza delle organizzazioni positive, D. Di Ciaccio e V. Gendinari).
I numerosi cambiamenti in atto nella società contribuiscono a creare anche negli ambienti lavorativi nuove esigenze e condizioni e, parallelamente, nuovi studi e ricerche svelano aspetti e caratteristiche della vita fondamentali per comprendere in che modo far funzionare le organizzazioni attraverso l’attività dei singoli.
Le Organizzazioni Positive nascono all’interno della Scienza della Felicità, una recente teorizzazione di un concetto semplice ma allo stesso tempo innovativo: la felicità è il punto di partenza e non la meta finale.
Per comprendere quanto sia dirompente e nuovo questo assunto, basti pensare alle frasi che per generazioni si ripetono quali pensieri guida nella vita o anche soltanto nella pratica quotidiana: “sarò felice quando avrò ottenuto quel lavoro”, “sarò felice quando avrò terminato gli studi”, “sarò felice quando avrò vinto la gara”… sono tutte affermazioni che presuppongono che la felicità sia un approdo e non una condizione necessaria e fondamentale del nostro agire, non il propulsore del nostro fare. La Scienza della Felicità afferma che, al contrario, se siamo felici, se cerchiamo di creare dentro di noi le condizioni di serenità e pensieri e disposizioni positivi, riusciremo a realizzare successi e a raggiungere le mete che ci prefissiamo. La felicità è una vera e propria competenza che va allenata, tanto più assiduamente quanto più la cultura nella quale siamo immersi ha perso di vista per ragioni biologiche (istinto di sopravvivenza trasmesso di generazione in generazione sotto forma di alert e stress) e per scelte mediatiche, il pensiero positivo, sovraccaricando le menti di negatività e possibili pericoli.
I modelli tradizionali di organizzazione aziendale riflettono tali condizioni culturali: il successo, le performance e la produttività vengono associate alla forte pressione e allo sfruttamento delle energie delle persone, generando a loro volta aggressività, concorrenza, competizione. Tali atteggiamenti sono spesso carichi di rilevante negatività e precludono lo sviluppo di condizioni favorevoli alla creatività e all’apprendimento che, di contro, necessitano di un contesto il più possibile sereno, distensivo, aperto e collaborativo. Laddove creatività e proattività possono germogliare, si raggiungono risultati e si costruisce il successo.
Collaborazione, dialogo, ascolto, scambio, relazioni, dunque, sono alla base di ogni Organizzazione Positiva perché in esse la rivoluzione è porre l’individuo al centro, che sia il lavoratore, il cliente, il fornitore e gli stakeholder in generale: il soddisfacimento dei bisogni dell’individuo, che costituisce parte integrante di un’organizzazione, fa sì che l’organizzazione intera possa beneficiare della positività a cui tale individuo giunge, nutrendo serenità e armonia all’interno dell’ambiente di lavoro.
4 Pilastri fondamentali
Un’Organizzazione Positiva si erge su 4 pilastri principali:
- Più positività e meno negatività: il soddisfacimento dei bisogni e desideri fa sì che il corpo produca una chimica positiva, in particolare stimolata da gentilezza, rispetto, gratitudine, coerenza, ascolto, empatia, cooperazione, amore, supporto e accoglienza. La positività si coltiva dunque attraverso una serie di comportamenti che devono necessariamente costituire la base delle relazioni.
- Più “noi” e meno “io”: nutrire competitività e voler prevalere sull’altro vuol dire concentrarsi esclusivamente su sé stessi, orientando energie solo verso di sé e i propri bisogni. Adottando, di contro, i comportamenti positivi (cooperazione, empatia, ascolto… di cui al punto 1), si rivolge attenzione al gruppo e si nutre la condivisione di energie, di forze e di intenti, si crea lo spazio del “noi”, si costruisce il capitale sociale. Il capitale sociale, a sua volta, dà spazio al benessere emotivo, all’espressione del potenziale, alla capacità di affrontare stress e depressione, alla resilienza e al rafforzamento del sistema immunitario.
- Più “essere” e meno “fare e avere”: curare sé stessi, coltivando le proprie passioni, i propri interessi, i propri talenti, vuol dire curare la propria intelligenza emotiva e la propria dimensione interiore, essere consapevoli di ciò che si è. Attraverso l’intelligenza emotiva e la consapevolezza del sé si può coltivare saggezza, coerenza ed efficacia e mettere tali conquiste al servizio dell’organizzazione: il massimo potenziale espresso in tal modo favorisce lo sviluppo e il successo del gruppo.
- Più disciplina e meno caos: pensare di non poter cambiare preclude la possibilità di crescere e migliorarsi, ma, ancora prima, preclude la possibilità di ascoltarsi, di dare spazio alle proprie potenzialità, al soddisfacimento dei propri bisogni e alla coltivazione dei propri valori, cioè tutto ciò che conduce ad avere consapevolezza di sé. Attraverso pratiche quotidiane, impegno e costanza, invece, attraverso la volontà di voler trasformare sé stessi nel modo in cui si pensa di poter dare il proprio meglio e fiorire, si allena la felicità, si evolve e si diventa capaci di rispondere di precise responsabilità.
Il Chief Happiness Officer
Per intraprendere l’importante cammino di trasformazione aziendale verso L’Organizzazione Positiva, esiste una figura guida che accompagna in maniera adeguata e sovrintende ad ogni passo: il Chief Happiness Officer (CHO). Il CHO ha le competenze e la preparazione necessarie al processo di miglioramento, in tutti i comparti e su ogni piano d’azione, osservando, valutando e monitorando attraverso un cammino integrato volto all’interazione dei vari processi, dei ruoli e dei comportamenti aziendali. Egli favorisce la collaborazione all’interno dell’organizzazione affinché essa possa trasformarsi sempre più in un organismo unico le cui parti concorrono all’unisono alla vita dell’azienda e al suo successo. Il CHO ha dunque la capacità di creare una visione complessiva di tutto l’insieme e di comprendere in che modo realizzare dialogo, relazioni e condivisone di intenti e obiettivi.
Per svolgere al meglio questo compito, il CHO presidia 4 dimensioni fondamentali:
- Trasformazione culturale (D1): è il cambio di paradigma che trasforma le organizzazioni tradizionali in organizzazioni innovative attraverso nuovi modelli di business. Esso si basa sulla collettività attraverso comunione di intenti e condivisione di obiettivi; in questo contesto il singolo è fondamentale per il gruppo e all’interno di ogni gruppo egli può apportare con serenità le proprie competenze e contributi, sentendosi coinvolto e diventando positivamente partecipativo.
- Leadership positiva (D2): in una Organizzazione Positiva, è la figura del leader che stimola la ricerca del benessere trasmettendo al contempo valori condivisi e propositi definiti. Il concetto di felicità e armonia sono alla base degli obiettivi del leader che li sviluppa come strategia attraverso una routine del benessere e pratica quotidiana. Il leader di una Organizzazione Positiva favorisce in questo modo risultati collettivi e tangibili.
- Organizzazione Positiva (D3): una volta identificata la strategia della positività e del benessere, una Organizzazione Positiva è in grado di seguirla e attuarla in maniera coerente e costante attraverso ottimizzazione di processi, cura e miglioramento delle relazioni, valutazioni e osservazioni di ogni comparto al fine di creare presupposti validi per il nuovo assetto culturale.
- Felicità aziendale (D4): la felicità è la strategia portante dell’azienda che si lascia guidare dal raggiungimento del benessere degli individui che la compongono, poiché consapevole che essa è il motore primo e la chiave di un agire competente, proficuo e coinvolgente.
Conclusioni
La relazione tra benessere, produttività e successo aziendale, è supportata da importanti studi condotti dall’Harvard Business Review (HBR), dalla società Gallup (analisi e consulenza) e dallo studioso e autore Shawn Achor, teorizzatore dei sette principi della Psicologia Positiva. Tali studi hanno dimostrato come le Organizzazioni Positive abbiano raggiunto:
- Il 300% in più di capacità di innovare (HBR)
- Il 44% in più di impatto sulla Retention (Gallup)
- Il 37% di incremento di vendite (S. Achor)
- Il 31% aumento della produttività (S. Achor)
Bancolini Symbol coltiva la convinzione che il futuro dipenda dal benessere e dalla sostenibilità, garantiti da equilibrio tra vita e lavoro, relazioni, confronto e collaborazione: l’impegno nella costruzione di un’Organizzazione Positiva è volto a creare la soddisfazione delle persone coinvolte in azienda e, di conseguenza, soddisfazione e valore per l’intera comunità.