Più donne, più valore
Le donne sono determinate, flessibili e mettono impegno e dedizione nel loro lavoro. Solitamente coordinano lavoro, figli e famiglia. Ma è vero che sono la categoria più penalizzata nel mondo del lavoro?
Secondo “l’Eu Gender Equality Index” l’Italia negli ultimi anni ha guadagnato posizioni. L’indice sull’uguaglianza di genere del 2020 ha raggiunto un punteggio di 63 punti su 100, l’Italia è al 14° posto nell’Unione Europea, ma rimane comunque uno degli ultimi Paesi in termini di divari di genere. Lo scorso anno il tasso di occupazione femminile risultava al 50,1% (e con la pandemia è peggiorato).
É salita al 32,9% la quota di donne che lavorano part-time, ed è spesso una scelta obbligata a causa degli impegni legati a famiglia, figli e genitori anziani. Tra uomini e donne sono quest’ultime ad apportare più frequentemente modifiche all’impiego e agli orari di lavoro. In Italia l’assistenza a figli e anziani viene fatta per il 34% dalle donne e il dato è simile anche per l’indice UE.
Purtroppo, nel nostro Paese risulta molto forte il radicamento agli stereotipi di genere, e per molte persone è normale che sia la donna a dover rinunciare alla carriera: secondo il 51% degli italiani la donna ha infatti il compito primario di occuparsi della casa e della famiglia, contro l’11% della Svezia e il 14% della Danimarca.
Considerando l’istruzione, quasi non ci sono differenze tra le donne e gli uomini nell’Ue. Il 35 % delle donne nell’Ue ha conseguito il diploma, contro il 30 % degli uomini. Il livello d’istruzione registra una maggioranza di donne istruite in quasi tutti gli Stati membri, con differenze più marcate in Finlandia, Svezia e Slovenia. Nonostante ciò, in media, nell’Unione Europea il tasso di occupazione degli uomini è più alto di quello delle donne (74% uomini e 63% donne, nel 2018).
Bisogna sottolineare che la differenza tra il tasso di occupazione di donne e uomini cambia anche con il numero di figli. Nell’Ue il tasso di occupazione per le donne senza figli è il 42%, mentre per gli uomini è il 57%. Mentre in Italia per le donne è 31% e per gli uomini 51%. Con la presenza di figli il divario aumenta. In quattordici Stati membri, il tasso di disoccupazione è molto più alto per le donne.
Nel mercato del lavoro è stato rilevato che il 40% delle donne occupa i settori riguardanti commercio, turismo, sanità, attività manufatturiere e istruzione, che in questo periodo sono stati messi a dura prova dalla pandemia. Inoltre, nonostante il 26,5% delle donne siano più istruite rispetto al ruolo che ricoprono, risultano avere una paga più bassa rispetto agli uomini.
La pandemia ha accentuato questa situazione registrando un’ulteriore diminuzione dei guadagni delle donne rispetto agli uomini e, parallelamente, un aumento del tempo impiegato dalle donne nella cura dei figli e della famiglia.
Il “Global Gender Gap Report 2020” posiziona l’Italia al 76° posto della scala mondiale. Una donna italiana guadagna infatti in media circa 17.900 euro l’anno rispetto ai 31.600 dei suoi colleghi maschi. Secondo i dati Istat, nonostante il blocco dei licenziamenti attivo fino a fine marzo, su 101mila lavoratori che hanno perso il lavoro, 99mila sono donne e solo 2mila sono uomini. Un dato preoccupante che dimostra che a pagare il prezzo della pandemia a livello lavorativo, siano soprattutto le donne, in particolare le lavoratrici autonome e precarie.
La pandemia ha dato il colpo di grazia anche all’imprenditoria femminile. A fine 2020 si è registrato un calo dello 0,29% delle imprese guidate da donne, per un totale di 4mila attività in meno rispetto al 2019. Emerge dalle analisi condotte dall’ufficio Confesercenti che l’imprenditoria femminile prima della pandemia è cresciuta più velocemente di quella maschile, e in questo periodo c’è stata la prima battuta d’arresto in sei anni. Nel 2020, il tasso di occupazione femminile ha avuto i cali maggiori. Rispetto a dicembre dell’anno scorso, infatti, ci sono 444mila lavoratori in meno e 312mila sono donne, costrette a occuparsi dei figli, della famiglia, delle lezioni online e spesso degli anziani. Le donne lavoratrici a dicembre 2020 erano il 3,2% in meno rispetto a dicembre 2019. Mentre gli uomini occupati solo l′1% in meno”.
Visti i dati preoccupanti si stanno attivando diversi provvedimenti da parte del Governo per sostenere le donne e le loro imprese. Nuove strategie politiche che prevedono investimenti e incentivi, volte ad applicare il principio di pari opportunità tra uomini e donne.
Con la nuova legge di Bilancio 2021 si sono introdotte misure per aiutare le imprese femminili. Nella manovra 2021 si pensa a misure per le famiglie, come l’assegno unico e il bonus asilo nido. Si aggiungono sgravi contributivi per le assunzioni di donne disoccupate e incentivi a sostegno dell’imprenditoria femminile. Nello specifico, è stato introdotto un fondo per sostenere progetti aziendali ad elevata innovazione tecnologica.
È stato inoltre istituito iI “Fondo a sostegno dell’impresa femminile”, iniziativa che propone una dotazione finanziaria di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022. L’obiettivo è promuovere e sostenere le imprenditrici donne e, insieme, aumentare la percentuale di occupazione poiché esiste una stretta connessione tra la presenza femminile nel mercato del lavoro e la crescita economica: la parità di genere fra gli occupati potrebbe incrementare il prodotto interno lordo in Europa del 13%. La Banca d’Italia ha calcolato che, se il nostro Paese riuscisse a raggiungere il 60% di occupazione femminile, il PIL italiano crescerebbe del 7%.