Sembra essere un’aria positiva quella che si respirerà nel nostro Paese e a livello mondiale nel biennio 2021-2022.
A sostenerlo, diversi studi come L’Economic Outlook dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e il New World Economic Outlook di luglio 2021 del Fondo Monetario Internazionale. Dalle stime dell’OCSE emerge un trend di crescita per il Prodotto Interno Lordo (PIL) italiano che dovrebbe aggirarsi intorno al 5,9% nel 2021 e al 4,1% nel 2022.
In particolare, l’economia italiana sarà guidata dal settore manufatturiero e da quello delle esportazioni, ma si registrerà anche una progressiva ripresa del settore dei servizi con il graduale allentamento delle misure di contenimento. Anche a livello internazionale si verificherà una crescita, con un aumento del 5,7% della produzione economica globale nel 2021, alla quale contribuiranno in particolar modo Stati Uniti e Cina, con l’Eurozona che crescerà del 5,3% quest’anno.
Per incentivare questa crescita è stato fondamentale il supporto delle Banche Centrali che hanno tutelato il sistema economico mondiale e contribuito al calo dell’inflazione previsto dal 4,5% del 2021 al 3,5% di fine 2022. L’OCSE ha rivolto l’invito ai governi di continuare ad applicare politiche flessibili in base allo stato dell’economia e di redigere quadri di bilancio credibili. Infatti, per migliorare la resilienza il consiglio è quello di fare investimenti pubblici maggiori e riforme strutturali più forti che permetteranno di raggiungere prospettive di crescita sostenibili ed eque.
Per quanto riguarda l’Italia, il merito di queste previsioni positive si deve soprattutto al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ovvero un documento varato dal Governo Italiano e approvato dall’Unione Europea per accedere ai fondi del Next Generation EU (NGEU) per la ripresa post pandemia dei paesi europei. In particolare, il PNRR prevede sostanziosi investimenti per ricostruire l’economia del nostro Paese rendendolo più innovativo, ecologico e digitalizzato.
Il Piano prevede, tra le voci di spesa più importanti, il 29,7% dei fondi per la rivoluzione verde e la transizione ecologica, il 21,3% dei fondi per digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, il 14,4% per Istruzione e Ricerca. Al centro del Piano del Governo Draghi, ci sono poi importanti riforme come quelle della Pubblica Amministrazione e del Sistema Giudiziario. Ma quindi a quanto ammontano gli investimenti del PNRR? Il totale previsto è di 222,1 miliardi di euro tra fondi europei e fondi nazionali, cui si sommeranno altri fondi per un totale di 396,9 miliardi di risorse da investire nel nostro Paese.
Secondo il TIG Survey di The Innovation Group, le aziende italiane sono fiduciose sulla ripresa economica delle proprie attività con il 71% delle imprese che prevede una crescita economica nel 2022. Gli Amministratori Delegati delle aziende prese a campione sembrano apprezzare particolarmente le riforme della PA e della Giustizia (67%), il rafforzamento del sistema educativo (64%) e dei servizi sanitari (45%). Per quanto riguarda gli investimenti per la digitalizzazione, l’impatto previsto dalle aziende riguarda soprattutto la riduzione dei costi operativi (41%), l’innovazione di prodotto/servizio (40%) e un aumento dell’efficientamento produttivo (40%). Sul fronte della lotta al cambiamento climatico, i CEO promuovono la circular economy (55%) e lo sviluppo di energie rinnovabili (49%).
Prospettive positive dunque e tanto lavoro da parte delle istituzioni nazionali e internazionali per assicurare la ripartenza dell’economia italiana e mondiale dopo la pandemia da Covid-19. Il New World Economic Outlook di luglio 2021 del Fondo Monetario Internazionale sottolinea però che non bisogna cantare vittoria troppo presto perché le varianti del Covid-19 potrebbero causare un costo di 4.500 miliardi di dollari entro il 2025. E proprio il Covid sarà fonte di disparità nella ripresa delle economie dei paesi di tutto il mondo se non si riuscirà a garantire un equo accesso ai vaccini su scala globale. Questa disparità, potrebbe causare un grave stop nella ripresa dell’economia mondiale e intaccare le stime di crescita positive divulgate fino ad ora.
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