“Non è la specie più forte a sopravvivere, ma quella più agile”. Modificando liberamente il noto punto di vista darwiniano, è questo il destino che parrebbe assegnato alle organizzazioni produttive.
L’agilità è diventata un concetto cardine attorno al quale costruire strategie e processi di business. Ne sono convinti i CEO delle aziende europee interpellati da IDC* che, nel 90% dei casi, considerano l’attitudine verso un “agire agile” fondamentale per assicurare resilienza alle proprie organizzazioni.
Il tema assume ancora maggiore importanza se si pensa al contesto sempre più volatile e dinamico nel quale le aziende si trovano oggi ad operare.
Nell’indagine IDC si rilevano infatti alcuni “game changer”, vale a dire le tendenze in atto in grado di incidere in profondità sulla capacità delle organizzazioni di essere competitive. Vediamo quali:
- La transizione digitale. Non è più un’opzione, è una necessità. La capacità di sfruttare adeguatamente le soluzioni digitali sarà indispensabile per sviluppare processi efficaci, flessibili e sostenibili. Un vero e proprio cambio di paradigma richiesto a tutto il tessuto produttivo per mantenere la capacità di confrontarsi su scenari sempre più globali;
- Le aspettative del mercato. Le abitudini di acquisto e le aspettative dei clienti si sono profondamente modificate. Di questo le imprese devono tener costantemente conto per adeguare la propria offerta di prodotti e servizi;
- I temi sociali. Parità di genere, inclusività, sostenibilità ambientale. Le organizzazioni che intendono costruire un rapporto di lungo termine con il mercato devono porre estrema attenzione a questi aspetti che determinano la reputazione dell’azienda, elemento sempre più rilevante nelle decisioni di acquisto;
- Le dinamiche geopolitiche. In un’economia fortemente globalizzata gli avvenimenti, anche molto distanti geograficamente, possono impattare sulla capacità prestazionale delle imprese. Si pensi alla recente carenza di materie prime a livello globale che ha creato notevoli criticità anche al nostro sistema manifatturiero.
A fronte di questi temi che possono scompaginare le carte in tavola, l’agilità diventa un’attitudine che dovrà rappresentare, sempre di più, una parte costituente del DNA d’impresa.
Ma cosa significa per un’organizzazione essere agile? Secondo l’analisi IDC, per raggiungere questo obiettivo le aziende devono lavorare su alcuni pilastri fondamentali.
Il primo è quello della visione da parte della leadership aziendale. Le figure chiave in azienda devono sempre di più affiancare alle capacità di pianificare, eseguire e controllare, anche l’abilità nell’immaginare scenari inediti, coinvolgendo tutte le risorse verso una visione condivisa.
Un secondo aspetto attiene alla struttura organizzativa dell’azienda. Superando la visione gerarchica, le imprese agili devono basarsi su strutture aperte, fluide e flessibili, governate da team multidisciplinari che si compongono in funzione di competenze e attitudini. È conseguenza diretta che anche i processi dovranno orientarsi nell’ottica di una completa integrazione. La transizione digitale è la strada maestra per cogliere questo obiettivo, poiché consente di estendere il workflow informativo anche al di fuori del perimetro aziendale, coinvolgendo gli attori della supply chain estesa.
L’agilità si esprime, infine, anche nella capacità e velocità nell’orientare l’offerta, assecondando la dinamicità del mercato. Ciò significa, non solo ideare nuovi prodotti e servizi con rapidità, ma anche adattare quelli esistenti attraverso una rapida impostazione di risorse e investimenti.
A questo punto è interessante capire quali siano i vantaggi per un’impresa che decide di diventare agile. L’analisi IDC, a questo proposito, evidenzia diversi punti di vista. Innanzitutto, un’impresa agile riesce meglio a proteggere i ricavi derivanti dai clienti acquisiti e ad attrarne di nuovi. La ricerca spiega che il 59% delle organizzazioni agili in Europa, tra il 2019 e il 2020, ha registrato risultati eccellenti in termini di fidelizzazione dei clienti rispetto a una media del 18% sul totale delle organizzazioni.
Essere attrattivi per le migliori risorse professionali è un ulteriore aspetto delle organizzazioni agili. Operare in un ambiente che favorisce condivisione e innovazione richiama l’interesse degli skill più avanzati che il mercato del lavoro è in grado di offrire. Sotto questo aspetto, IDC rileva che le aziende agili superano la media di mercato del 10% per quanto riguarda la capacità di attirare talenti.
Infine, le imprese agili sono più performanti dal punto di vista del time-to-market grazie alla velocità con la quale si riescono a ri-orientare prodotti, servizi, processi e risorse per assecondare la dinamicità della domanda.
A fronte di questi benefici viene da chiedersi quale sia la reale situazione delle imprese. Qui le note sono un po’ più dolenti. Secondo IDC, di fronte al 90% di consapevolezza dimostrata dal campione sulla necessità di essere agili, ben il 79% delle imprese si trova nelle prime fasi della transizione.
C’è dunque da lavorare ancora parecchio e, in particolare, sarà importante coinvolgere in questo passaggio anche le realtà di piccole e medie dimensioni che, spesso inserite in filiere integrate, non possono permettersi di segnare il passo, pena l’esclusione da un processo di modernizzazione che sta interessando tutto il comparto manifatturiero e, più in generale, l’intera economia.
*L’Agility Benchmark Survey di IDC (ottobre 2020) ha interpellato un campione di 873 grandi aziende europee