“Il diavolo è nei dettagli” è una citazione molto utilizzata, le cui origini si perdono nella notte dei tempi ma che trova evidenza nella quotidianità ogni volta che ci si impegna nell’organizzazione di qualcosa: da una semplice video-call ad un grande evento pubblico (quando si potevano fare), da un week-end in una città d’arte, ad un matrimonio (pare si possa tornare ad organizzarli).
Il detto si riferisce al fatto che, talvolta, è sufficiente un piccolo particolare trattato senza la dovuta considerazione per vanificare l’enorme impegno complessivo dedicato a qualcosa di importante.
Curiosamente, andando a cercare le origini di questa massima, si scopre che a rendere famoso questo modo di dire è stata la Toyota Motor Company che ha improntato una campagna di marketing di qualche anno fa proprio sull’attenzione al dettaglio, facendosi alfiere dell’idea di come ogni singolo “pezzettino” concorra al corretto funzionamento di un organismo complesso, facendo sì che questo sia in grado di fare correttamente ciò per cui è stato progettato e prodotto.
Se ci pensiamo, effettivamente, anche un solo piccolissimo componente fallato o mal-progettato può mettere in crisi il corretto funzionamento di una macchina organizzativa (materiale o immateriale), ed è per questo che un supplemento di attenzione deve essere sempre dedicato ai cosiddetti “dettagli” per fare in modo che non diventino fattori “determinanti” di un flop o di un disservizio.
Questa lunga premessa per introdurre il tema delle tecnologie Radio Frequency Identification (RFID) come “dettaglio” che diventa un potenziale fattore di incremento del business sia in ambito retail and distribution, sia nelle fasi produttive. Un’approfondita ricerca a cura di EKN-KurtSalomon (Accenture) riporta come l’utilizzo delle tecnologie RFID possa migliorare in modo sensibile le performance commerciali partendo dai costi legati al tempo-lavoro (che possono essere ridotti mediamente di un 12%), o spostando in una fase di back-office molte pratiche che oggi vengono svolte in fase di vendita al dettaglio rallentando i tempi.
I tag RFID sono dunque in grado di migliorare i principali indicatori di prestazione (KPI), compresa un’efficiente gestione del magazzino (migliorabile del 25%), con positive ricadute sui margini di profitto che secondo lo studio possono migliorare del 60%, passando da una media dell’8.9% ad un consistente ed interessante 14.3%.
Si tratta solo di un assaggio delle potenzialità del RFID, ben note a chi già utilizza questa tecnologia, in grado oggi di rispondere anche ad un’ulteriore esigenza di dettaglio: l’attenzione all’ambiente. L’applicazione delle etichette RFID alla merce da movimentare comporta infatti un utilizzo massivo di materiali di sintesi (plastica e chimica) che spesso non vengono smaltiti in modo corretto perché applicati a basi di carta o cartone difficili da separare. Il fatto che siano piccoli dettagli può sembrare irrilevante ma se pensate “in scala”, applicate a miliardi di pezzi ecco emergere l’aspetto problematico, che diventa “demoniaco” per tutti quei brand che fanno del rispetto dell’ambiente la principale leva di marketing, curando con meticolosa attenzione tutte le fasi di vita del prodotto, dalla progettazione alla materia prima, passando dai contratti di lavoro alle modalità di distribuzione e di smaltimento.
La buona notizia è che oggi anche un tag RFID può essere rispettoso dell’ambiente, utilizzando biomasse e materiali vegetali rinnovabili, riutilizzabili e riciclabili, come la linea eco tag proposta da Bancolini, per soddisfare le funzionalità di packaging intelligenti nelle applicazioni della supply chain, della vendita al dettaglio e dell’e-commerce, il più possibile rispettosi dell’ambiente.
Di questo dettaglio il diavolo non si dovrà più occupare, e questa è una buona notizia.