L’importante è vincere, e nel 2021 l’Italia ha vinto tutto, ma così tante vittorie in così poco tempo non hanno una spiegazione plausibile. Oppure ne hanno una, ma dobbiamo scomodare un Premio Nobel.
Molto spesso il nostro Paese, prima di rendersi conto dello spessore o della caratura di alcuni suoi cittadini, ha avuto bisogno di vederne prima riconosciuti i meriti all’estero, da parte di opinion-maker stranieri.
È successo molte volte nella storia, quasi una costante che però, in questo 2021, ha visto la concentrazione di diversi clamorosi exploit, inanellati uno dopo l’altro nelle più importanti competizioni internazionali.
Volendo fare una veloce ricognizione tutto è cominciato con il successo della band romana Måneskin all’Eurovision Song Contest, seguito a ruota dalla vittoria della nostra squadra di calcio nazionale al campionato europeo.
Poi, ancora in ambito sportivo, è stato tempo di Olimpiadi e Paralimpiadi e qui abbiamo fatto incetta di medaglie a partire dalle due discipline “simbolo” della più antica e blasonata competizione mondiale: salto in alto e 100 metri.
Da questo momento non ci siamo fatti mancare più niente: i migliori del mondo nella pallavolo (maschile e femminile), il titolo mondiale nel motocross, i migliori in Europa nel nuoto, ci siamo andati vicino anche nel tennis e nella vela (battuti solo in finale) ma poi abbiamo espugnato una disciplina semi-sconosciuta in Italia come il polo. Un’annata clamorosa, di cui forse neppure ci stiamo rendendo conto, che ci ha visti incoronati anche come i migliori pasticceri del mondo e che ha riportato entro i nostri confini il prestigioso Premio Nobel per la Fisica.
Non si tratta certo di una novità, poiché di Nobel per la Fisica i nostri scienziati ne hanno già presi più di uno. Guglielmo Marconi ritirò a Stoccolma il premio per la Fisica nel 1909, Enrico Fermi nel 1938, Emilio Segré nel 1959, Carlo Rubbia nel 1984, Riccardo Giacconi nel 2002. Quello che suona sorprendente è il ritorno del Nobel per la Fisica in Italia in un periodo così pieno di vittorie… che stavolta è toccato a Giorgio Parisi, un professore romano classe 1948, ordinario di Fisica teorica dell’Università Sapienza di Roma, ricercatore associato dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e presidente della classe di Scienze fisiche, matematiche e naturali dell’Accademia dei Lincei.
Con i suoi studi su particelle elementari, meccanica statistica, fluidodinamica ha fornito importanti contributi scientifici alla ricerca, occupandosi nello specifico anche di sistemi complessi come reti neurali, sistema immunitario, movimento di gruppi animali, materia condensata e supercomputer, lavorando a livello internazionale con le più prestigiose accademie.
Insomma, anche se talvolta la cronaca non rende giustizia ai traguardi raggiunti, privilegiando aspetti folkloristici o stereotipi culturali negativi, ciclicamente abbiamo la prova che la nostra fama di Paese di poeti, naviganti e sognatori è legittimamente guadagnata.
Come sia possibile però concentrare un palmarès di vittorie planetarie così ricco, in un periodo limitato, non è facile da spiegare. A meno che proprio il professor Giorgio Parisi non possa venire in nostro aiuto. D’altra parte, l’Accademia Reale delle Scienze di Stoccolma (l’autorità internazionale che attribuisce i Premi Nobel) ha selezionato Parisi per i suoi studi sui fenomeni caotici e apparentemente casuali e, nello specifico, “per la scoperta dell’interazione tra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici da scala atomica a scala planetaria”. Forse la risposta sta proprio lì, ma – scherzi a parte – l’importante è continuare a vincere, anche perché ormai ci abbiamo preso gusto.