C’era una volta Industria 4.0 che pure mosse qualcosa in ambito industriale in termini di investimenti in tecnologia e sostenibilità. Arriva ora il Piano Transizione 4.0, un nuovo programma di politica industriale italiana finanziato dalla legge di bilancio 2021 con 24 miliardi di euro, di cui 750 milioni dal programma Next Generation EU.
Il piano ha una durata di due anni, comprende il biennio 2021-22 e prevede la misura unica del credito di imposta per le imprese, definito tax credit, con aliquote che variano a seconda della categoria dei beni e della spesa da sostenere.
Come definito in Gazzetta Ufficiale, possono aderire a tale piano Transazione 4.0 tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, comprese le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione e dal regime fiscale di determinazione del reddito dell’impresa. Le aziende che intendono godere di tali benefici devono conservare la documentazione relativa per successivi controlli. Tali misure, però, non sono previste per le imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo senza continuità aziendale o sottoposte ad altra procedura concorsuale.
Una manna per lo sviluppo del digitale e in particolar modo dell’IoT. Il piano prevede degli sgravi alle imprese che introducono prodotti o processi nuovi volti a rinnovare il comparto tecnologico dell’azienda, siano essi mediante una maggiore facilità di impiego, semplificazione dei processi, metodi di produzione, distribuzione e logistica più efficienti e sostenibili.
Non c’è sviluppo senza ricerca. Ecco perché all’art. 2 del Piano è precisato che il credito di imposta su attività di Ricerca e Sviluppo si attesta al 20% su investimenti fino a 4 milioni di euro ed è ammissibile solo nel caso di attività che “perseguano un progresso o avanzamento delle conoscenze o delle capacità generali”.
Il Piano prevede, inoltre, un’aliquota del 15% per gli investimenti effettuati nel 2021 per l’implementazione del lavoro agile e diverse aliquote per gli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, innovazione green e digitale (15% su massimale di 2 milioni di euro), design e ideazione estetica (10% su massimale di 2 milioni di euro).
Con Industria 4.0 si riuscì a compiere qualche passo in avanti, pur riscontrando degli ostacoli da parte soprattutto delle PMI nell’attuazione del piano. Secondo una ricerca dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, tra le principali criticità del vecchio piano vennero individuate la mancanza di competenze (56% del campione), la scarsa comprensione dei benefici di queste nuove soluzioni (44%) a fronte di investimenti programmati in formazione solo del 44%. Il Piano Nazionale Industria 4.0 non era più ritenuto rilevante dalle grandi aziende per attivare i progetti (38%) e solo una Pmi su 4 aveva iniziato a sfruttare gli incentivi del piano per attivare iniziative.
Errare è umano, perseverare diabolico.