Per meglio comprendere se l’accelerazione tecnologica impressa dal Covid 19 sul mondo delle imprese abbia effettivamente svolto un ruolo trainante verso l’industria 4.0, il laboratorio RISE dell’Università di Brescia (molto attivo sul tema nell’ultimo triennio), ha svolto un’indagine specifica, mettendo in evidenza la lenta ma inesorabile digitalizzazione di tutto il comparto produttivo con un miglioramento del 30% circa sull’adeguamento digitale delle imprese nel 2020 rispetto al 2019.
Secondo la ricerca, la consapevolezza da parte delle imprese dell’importanza degli investimenti nel digitale è cresciuta in modo significativo, infatti il 41% del campione è convinto che l’innovazione tecnologica rappresenti la direttrice di evoluzione necessaria per tutte le imprese, anche se poi un ingombrante 43% ritiene che sia importante ma fuori della loro portata.
Più di un terzo delle imprese censite (il 38%) infatti rientra nel numero dei “ritardatari” fermi ai blocchi di partenza, ovvero tra quelle aziende che – per motivi diversi – ancora non hanno adeguato i loro investimenti in tecnologie generalmente inserite sotto il cappello dei Big data Analytics e Industrial Internet of Things, utilizzate cioè per acquisire, trasmettere ed elaborare dati.
Il fattore economico (penalizzato dalla congiuntura di crisi dovuta alla pandemia) è senz’altro uno dei deterrenti, a cui però si intende porre rimedio con diversi incentivi di carattere finanziario previsti nel PNRR. Altro ostacolo, più complesso, è invece il tema delle competenze (di cui abbiamo diffusamente trattato qui) che richiede tempi più lunghi per una soluzione sistematica in grado di coinvolgere le scuole e università, adeguando la didattica alle esigenze del mondo produttivo.
Lenti ma inesorabili crescono però i cosiddetti “campioni digitali”, imprese capaci di integrare ed interconnettere le nuove soluzioni digitali con l’architettura informativa pre-esistente, definendo un sistema tecnologico uniforme e strutturato in grado di guidare il cambiamento confrontandosi alla pari sul mercato globale. Sommando questo 18% di “campioni” con il cluster di imprese che hanno cominciato a muoversi in modo spedito (sebbene non siano ancora riuscite a disporre di tutte le competenze richieste), emerge un confortante 45% che sta percorrendo in modo spedito il percorso di trasformazione digitale ed intravede il risultato finale.
Le imprese più mature sul fronte del digitale sono quelle che meglio hanno risposto alle sfide del contesto pandemico e che possono permettersi di guardare al futuro con ottimismo. Spostandosi nei cluster digitalmente più evoluti infatti aumenta la quota di aziende (circa il 17%) che ritengono di ottenere una crescita del proprio fatturato nel 2021 o che almeno non teme variazioni al ribasso (36%). Questo deriva soprattutto dalle possibilità abilitate dalle tecnologie digitali 4.0: da un lato infatti permettono una più facile gestione da remoto di specifici processi e attività, dall’altra assicurano una più rapida riconversione di impianti ed attrezzature nel caso di fattori imprevisti, talvolta creando anche veri e propri modelli di business alternativi e complementari in grado di sostenere la redditività delle imprese in momenti di crisi dei modelli più tradizionali.